Se andate a vedere “Down-A” al Festival Indy Fringe questa settimana, lo amerete o l’odierete.

Io? L’ho amato!


Due danzatori virtualmente nudi – un uomo e una donna – interpretano un brano d’arte, come può essere un dipinto o, come in questo caso, un’opera da William Shakespeare, in modo da consentire al pubblico di avvertire la performance in modo primordiale, a livello di elettroni. I danzatori si muovono molto lentamente per la maggior parte del tempo, sebbene vi siano occasionali, e sorprendenti, salti e slanci.

Inoltre si muovono molto, molto specificamente, con controllo ed equilibrio quasi sovrumani. Si può vedere ogni tendine, ogni muscolo, nei loro corpi bianco-dipinti che si espandono e si contraggono con finalità perfetta. Nulla è sprecato. Nulla manca. Nulla è nascosto. Le emozioni che trasmettono provengono dall’intera gamma del genere umano – dal piacere infantile al piacere orgasmico, e tutte le sensazioni dai bisogni fisici di base all’ultimo languore per la connessione al Divino.

O almeno questo è ciò che hanno trasmesso a me.

Ezio Tangini, l’uomo, proviene dall’Italia. Flavia Ghisalberti, la donna, proviene dalla Svizzera. La loro compagnia “In Between Butoh Dance Company” ha sede a Roma, Italia.
Il volantino dice che questa particolare performance fa parte di un più ampio progetto che è collegato ideologicamente “alla storia evocativa della memoria degli ospedali psichiatrici e al recupero del patrimonio della sofferenza e dell’internamento ad essi associati”.

Chi è mai stato chiamato folle per voler essere un artista deve egli stesso o lei stessa dare a questo spettacolo una possibilità.

C’è solo un’ultima performance di “Down-a” a Indy Fringe Festival: Venerdì 31 agosto alle 18:00, nell’Auditorium dell’Ateneo (andate alla American Theatre Cabaret e camminate lungo il corridoio passando per il botteghino).

Hope Baugh, scrittrice