Corriere della Sera

1 Giugno 2004, p. 53

Danza della memoria all’ex manicomio

S. Maria della Pietà, un corpo di ballo nei luoghi simbolo con l’ «Elogio della follia»

Oscillano, s’ inarcano, stanno. In bilico fra spettacolo e realtà, passi di danza e gesti quotidiani, in una rappresentazione a metà tra palco e platea. Interpretano la follia come una fuga dello spirito dal corpo, né ripugnante, né colpevole. Un’ evasione da fotografare e conoscere. Alla quale assistere come testimoni non giudici. Comune a ogni luogo e a ogni tempo. Possibile nel Quattrocento come nel Duemila. Vera al tempo in cui Erasmo scrisse il suo «Elogio della follia», valida anche oggi. I danzatori della compagnia «In between» sono un corpo multiplo, composto da elementi diversi, nato da esperienze e luoghi romani. È stato Ezio Tangini, abitante di quella zona di Roma nord potentemente suggestionata dall’ architettura del Santa Maria della Pietà ad avere l’ idea di una compagnia che danzasse nei manicomi di un tempo. «Passavo di là e vedevo quelle persone dietro i cancelli. Spesso imprecavano, urlavano», ricorda Tangini, ideatore della compagnia e autore del loro primo spettacolo «SOMETHING IN BETWEEN». «In between» è una compagnia cosmopolita e adulta.

I danzatori-autori hanno fra i trenta e i quarant’ anni e fanno mestieri diversi, uniti solo dall’ idea che la danza aiuti la conoscenza. E che storia e arte possano allearsi in difesa di valori come la memoria. Yann Van Steenbrugghe, ballerino, uno di loro, è nato a Parigi. Sua madre, psichiatra, lavorava in un ospedale. Curava i suoi pazienti con una vita normale nella quale c’ era spazio per la lettura, la rappresentazione, l’ espressione. In cambio loro confezionavano giochi per Yann.

Partiti da una rappresentazione ispirata all’ Elogio di Erasmo e allestita all’ interno dello stenditoio del Santa Maria della Pietà, Yann, Ezio e gli altri, Mariuccia Rostellato di Padova, e Flavia Ghisalberti di Basilea, progettano di realizzare lo stesso in altre città italiane ed europee. Ovunque siano i luoghi simbolo della detenzione psichiatrica. Edifici liberati dal dolore della detenzione dei malati di mente, come il Santa Maria della Pietà, appunto. Manicomi «ex» in attesa di riconvertirsi a una nuova identità. Il progetto è stato selezionato dalla rappresentanza permanente per l’ Italia della Commissione Europea della cultura, ed è in attesa di finaziamenti per una seconda rappresentazione estiva all’ interno del Santa Maria della Pietà. «Vorremmo attirare l’ attenzione su questi luoghi – spiega Tangini, autore del soggetto – allo scopo di tutelarne la memoria». Per questo intendono portarlo in altre città in cui i luoghi di detenzione per malati mentali, sono diventati patrimonio della memoria collettiva. Il Cottolengo di Torino, gli ex ospedali psichiatrici di Venezia e Genova. Simboli suggestivi.

Luoghi ancora percepiti con un brivido dagli abitanti che passano. Testimonianze di un tempo in cui la pazzia era simile a una colpa. Prima che le tesi di Basaglia riconducessero l’ infermità mentale alla sua categoria di appartenenza, quella di una malattia, appunto. Trasformando per sempre i matti in pazienti, invece che belve. La pazzia come fuga, la memoria come terapia. Ancora una volta, l’ esperienza, come risorsa da non dissipare. L’ idea è semplice.

Ilaria Sacchettoni